La politica e gli spilloni.
“Non saremo l’ago della bilancia”, è il mantra che ci siamo sentiti ripetere da giugno 2018 dagli attuali parlamentari delle Comunità Nazionali Italiana e Ungherese alla Camera di Stato della Slovenia. Ci si richiama, inappropriatamente, a una prassi, in realtà infondata, che sarebbe stata seguita dai loro predecessori. Potremmo definire questa affermazione non veritiera, non tanto una fake news, termine molto in voga ma abusato, quanto una vera e propria disinformazione. Con Valentina Petrini, giornalista d’inchiesta, potremmo dire che sono “acque torbide per confondere le persone, manovrarle come marionette. Nulla è casuale. Questa è la matematica della manipolazione”.
Nell’incontro che il deputato italiano al Parlamento sloveno ha avuto lunedì scorso con gli elettori a Pirano in Casa Tartini, (e non con i soci della Comunità degli Italiani, che è altra cosa) ha affermato che in effetti l’ago della bilancia lo sono da un po’ di tempo (da molto tempo ci verrebbe da dire). Ma, si precisa subito, non saranno loro a far cadere il Governo. Il ragionamento logico che tale affermazione sottende è che il Governo lo reggono! Fatto questo, in linea di principio, privo di connotati etici, come lo è, invece, la sua negazione o la sua dissimulazione!
Non possiamo che salutare questa radicale inversione di rotta. Infatti da sempre stiamo andando dicendo che il voto del parlamentare minoritario o del consigliere minoritario o del Vicesindaco italiano (che magari presiede i Consigli municipali surrogando il Sindaco, circostanza questa che lo appiattisce sulle posizioni del Sindaco e della sua maggioranza partitica!) può, eccome, essere decisivo, per il bene della cittadinanza che è chiamato moralmente a perseguire. Basta affermarlo pubblicamente sinceramente, con coerenza, trasparenza e con argomenti solidi, difendibili sempre in ogni circostanza, per poter effettivamente esercitare quel ruolo politico di rappresentante qualificato (virile dicevano un tempo gli amici rovignesi) che, secondo alcuni commentatori, la CNI non eserciterebbe (non è dato sapere se non lo farebbe più, e da quando, o se non lo ha mai fatto, cosa che sarebbe tutta da dimostrare).
Tale cambio di rotta andrebbe registrato, però, da chi dell’informazione ha fatto la sua professione, rilevandone gli aspetti positivi – quali quelli ricordati poc’anzi – e quelli meno edificanti (ampiamente noti ma che per pudore eviteremo di citare), tema dell’aspro scontro politico in corso in cui siamo, volenti o nolenti, direttamente coinvolti e pesantemente chiamati in causa, anche se preferiamo fare gli struzzi. E sono proprio questi ultimi temi, dai forti connotati ideologici, che sono oggetto di commenti sarcastici e denigranti della nostra italianità in quanto veniamo presentati, per i voti che esprimiamo, quali epigoni di sistemi illiberali e fiancheggiatori di pulsioni sovraniste ben poco europeiste, fonte di forti preoccupazioni in Europa e anche nella nostra Nazione Madre a cui affermiamo di appartenere.
“Tenere fuori la politica delle nostre Comunità”, è un altro tam-tam degli ultimi tre anni, come alcuni portatori di grandi responsabilità pubbliche nella CNI vanno professando. Questa affermazione vuole in effetti dire tre cose: mascherare il fatto che il partitismo è già da anni entrato nelle nostre Istituzioni; avere mano libera politicamente nel fare ciò che si vuole, quando lo si vuole, con chi lo si preferisce, per gli interessi che più aggradano; relegare la CNI in un ghetto, svilendone l’identità che in effetti sbiadisce come i panni colorati lavati con la candeggina.
Il ruolo politico della CNI va recuperato non perseguendo spiccioli e suicidi obiettivi divisivi della nostra unità organizzativa e sociale di popolo, ma entrando dentro i partiti, permeandoli della nostra cultura umanistica, scendendo nell’arena politica, con la saggezza delle idee (che siamo convinti la nostra Comunità possiede) e con una visione strategica che veda oltre il proprio naso, oltre quel particulare guicciardiniano inteso quale mero, egoistico, tornaconto personale tipico dello stereotipo italico. Insomma: con lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte ideare proposte e progetti, promuovere iniziative concrete, utili, indirizzate al benessere generale che ci rendano protagonisti dello sviluppo del territorio in chiave europea, inclusiva, cooperativa e innovativa che faccia perno sulla riconosciuta capacità creativa e artistica della nostra Comunità Nazionale.
Meno ottusi, più divergenti: possiamo esserlo, se lo vogliamo!